4) Particolarità percettive dell’immersione. In immersione abbiamo diverse sensazioni rispetto alla vita sulla terra, di solito bombardata da informazioni visive. Nella vita subacquea abbiamo modo di vivere intensamente le diverse percezioni extravisive; anche se pure sott’acqua siamo portati a prendere in considerazione prevalentemente elementi di tipo visivo, ciò non significa che esse non ci siano. L’immersione è una esperienza nella quale le sensazioni non visive sono molto forti e, anche se non vengono percepite in modo immediato, lasciano dei ricordi profondi e unici. Altro fattore è la Tridimensionalità dello spazio vissuto: Non siamo appoggiati al suolo, nella vita subacquea passiamo da un punto di vista bidimensionale ad uno tridimensionale, possiamo cioè portare il nostro corpo anche verso l’alto o verso il basso a nostro piacimento. Possiamo modificare la posizione del nostro corpo nello spazio acquatico come vogliamo, quasi l’equivalente di un Superman nell’aria. Dal punto di vista della percezione del proprio corpo, si ha una costante percezione del confine fisico tra il corpo ed il suo esterno: in aria la densità, la pressione e la resistenza non sono sufficienti per percepire la sua presenza e capire dove finisce il nostro corpo e comincia l’esterno. Nell’acqua invece è possibile sentire la presenza del fluido che riempie tutto lo spazio intorno. Andiamo anche oltre le sensazioni “esterne”, riusciamo a sentire attività “interne” come il battito del cuore o il ritmo dell’aria che esce dai polmoni e sale verso la superficie. I rumori sono ovattati, i movimenti sono più lenti e consapevoli. La propriocezione è stimolata al massimo, i movimenti lenti permettono di valutare attentamente le diverse posture e tutto assume una dimensione simile a quella del sogno ad occhi aperti.
2) Teoria dell’errore applicata al nuoto L’errore può essere primario o derivato, in base alla sua rilevanza, ma applicata ad uno sport ciclico, è importante un altro aspetto: la distinzione tra errore raro, periodico o regolare. Il primo non ha causa definita, è casuale e come tale va valutato. Non serve pertanto sottolinearlo o correggerlo, a rischio di renderlo più frequente. L’errore periodico ha varie cause, per lo più scarsa preparazione fisica, carenza di forza fisica, ma anche limitate capacità coordinativa o sensopercettiva (schemi motori non abbastanza sviluppati, tipico del nuoto), stress psico-fisico, o, ancora, per colpe attribuibili all’istruttore (info sbagliate o incomplete). La correzione deve avvenire senza aumento dell’intensità, ma lavorando sulla consapevolezza del gesto. Infine, l’errore regolare è l’evoluzione degli errori periodici non corretti; nel giovane rappresenta un grosso limite e va smontato e ricostruito il gesto. Invece nell’atleta evoluto non si corregge, perché adattato. E’ importante sottolineare, in tal senso, che insegnare un gesto finito (chiuso, rigidamente codificato) in fase evolutiva, può portare a risultati soddisfacenti nell’immediato, ma, ben più rilevante, costituire un grosso limite in fase successiva, a seguito delle modificazioni della struttura.
Originariamente inviato da ebian3 - Ieri : 14:04:37
Perfetto: è tutto esattamente come accade nella realtà. Fermo restando che non ho mai addossato colpe agli altri che fossero mie, l'anno scorso avevamo un istruttore che sapeva solo dire "Non va bene" e quindi si nuotava nella più oscura incertezza su cosa stessimo facendo. Quando veniva il sostituto, ci trovava nella più completa inconsapevolezza sui movimenti, e quel poco che ho potuto perfezionare è stato fatto nelle ore di supplenza....
quest'anno abbiamo un ottimo istruttore che ha iniziato quasi da zero, imponendoci dall'inizio esercizi alternati "solo-braccia" e "solo-gambe" necessari per farci prendere maggiore consapevolezza del proprio corpo (altra cosa che determina l'errore nostro!) e per farci prendere forza e volume. L'errore derivato dalla mancata comunicazione tra istruttore e nuotatore sono la maggioranza. La cosa triste è che per quanto faccia il possibile per correggere alcune sottigliezze ( fortunatamente non sono del tutto da buttare....) mi riesce davvero difficile, forse perché ormai sono errori consolidati...
3) Progressione didattica per l’insegnamento della gambata dorso. Movimento alternato sul piano orizzontale e trasversale, senza soste. Movimento che nasce dall’articolazione coxo-femorale si trasferisce con fluidità fino ai piedi, ginocchia e caviglie lo assecondano evitando che gli arti si irrigidiscano o si flettano troppo sul bacino. Piedi ipertesi e intraruotati schiumano la superficie dell’acqua.Rendimento maggiore nella fase ascendente(spinta che avviene dal dorso del piede). Progressione Movimento che prima si spiega a voce poi i bambini aggrappati al bordo provano a farlo, attenzione che in genere i piedi e le ginocchia escono troppo dall’acqua per questo è bene farglielo capire appoggiando una tavoletta sopra le ginocchia.Tenere la tavoletta con le mani distese sopra alla testa e provare l’esercizio per più vasche;Provare l’esercizio senza tavoletta con le braccia prima unite sopra alla testa che sfiorano l’acqua, poi distese lungo il corpo.Ricordarsi di tenere il capo a 45° con lo sguardo verso l’alto per evitare di affondare troppo il mento e squilibrare il movimento.Abbinare il gesto delle gambe all’uso delle mani, prima contemporaneamente poi alternando le braccia. 13)Esercizi propedeutici per l’apprendimento e la correzione del dorso Aumentare la sensibilità del gesto effettuando: -la bracciata effettuata con l’arto rigido in tutto il suo movimento per metà vasca poi concluderla nel metodo didattico; -la bracciata effettuata con l’arto troppo piegato per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata a pugni chiusi per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata con le dita troppo aperte per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata con le dita troppo chiuse per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -aumentare e diminuire la curva dell’down-sweep durante la fase di propulsione; -pull buoy fra le cosce e vasca solo con le braccia ( notare l’instabilità del corpo); -nuotare ad occhi chiusi per notare l’importanza che ha la vista nell’acquisizione delle sensazioni e per andare dritti; -Provare a nuotare con le gambe rigide e successivamente troppo piegate; Cercare di migliorare la tecnica non rallentando l’ingresso della mano in acqua, cercando di effettuare 6 battute di gambe ogni bracciata, effettuare una respirazione regolare e controllata durante il movimento per non andare in affanno cercando di mantenere il capo a 45° e lo sguardo alto, sincronismo di opposizione braccia sempre in avanzamento, non essere rigidi e neanche troppo rilassati, avere un movimento fluido e continuativo. Rollio di spalle e anca che esprime il migliore intervento muscolare di efficacia propulsiva e una fase di recupero decontratta, dobbiamo nuotare come se fossimo all’interno di un “tubo”.
Originariamente inviato da ebian3 - Ieri : 14:10:40
Anche qui quoto perfettamente! Sono tutti esercizi regolari (magari qualcosa in meno la facciamo, tipo nuotare con le dita aperte...) necessari all'acquisizione di una ottima postura in acqua tesa a risparmiare fatica e aumentare il rendimento. Confesso che, pur essendo lo stile che amo di meno, è quello che l'istruttore ha riconosciuto essere il "mio", cioè quello che mi riesce più naturale.....
1)Progressione didattica per l’insegnamento della gambata delfino.
Movimento che avviene sul piano verticale simultaneo e simmetrico, escursione che è leggermente superiore a quella che si forma con lo stile libero e gli angoli alle ginocchia sono maggiori. I colpi di gamba per ogni bracciata sono 2, il 1° parte dal movimento oscillatorio che compie il bacino per il recupero delle braccia, il secondo nella fase finale della bracciata e ha un’escursione minore. Importante nella gambata non muovere troppo il bacino perché si ostacolerebbe lo scivolamento.
Progressione
Far vedere il movimento a secco; Uso della tavoletta e gambata a delfino (in posizione prona, e da entrambe i fianchi); Stessi esercizi effettuati senza tavoletta con le braccia unite sopra la testa o con le braccia distese lungo i fianchi(corpo che deve fare un movimento unico simile a una biscia), provare anche in apnea (cacciavite); Alternare la bracciata a rana con il movimento a delfino delle gambe; Provare a coordinare la bracciata a delfino con la gambata.
2)Progressione didattica per l’insegnamento della respirazione delfino
Respirazione frontale, inserita al termine della spinta in acqua della bracciata e quando le gambe iniziano la fase discendente. Se non si vuole rischiare di sollevare troppo la testa si può anche eseguirla leggermente laterale. Bisogna cercare di non interrompere il movimento delle gambe e delle braccia quando si va a eseguire la respirazione. I principianti avranno un dispendio di energia notevole in quanto non riusciranno subito a coordinare la respirazione con il mantenimento di un buon assetto aerodinamico.
Progressione
cercare di far vedere il momento della respirazione a secco coordinata al movimento delle braccia; provarla in movimento con la bracciata a delfino se non riesce bisogna alternare le varie bracciate a stile e rana per cercare di acquisire una giusta coordinazione;
3)Progressione didattica per l’insegnamento della coordinazione delfino.
Normalmente si eseguono 2 battutte per ogni ciclo di bracciata( su distanze lunghe una sola battuta per risparmiare energia). Fase braccia-gambe che dev’essere continua per non perdere il ritmo di nuotata e la velocità, la flessuosità del movimento è mantenuta dalla trasmissione del movimento alla catena cinetica. Non si devono forzare i muscoli dorsali.
Progressione
La coordinazione in questa nuotata è l’unica difficoltà che si incontra in quanto come stile si assomiglia molto nei movimenti a quello libero, anche se qui si ha l’uso simmetrico di gambe e braccia; Un buon metodo è alternare gli stili, principio che vale anche per gli altri stili. braccia a delfino e gambe a rana o stile, gambe a delfino e braccia a rana o stile;cacciavite sott’acqua per imparare il movimento di ondulazione del corpo; effettuare le bracciate a delfino anche a dorso con le gambe a rana;
4)Esercizi propedeutici per l’apprendimento e la correzione del delfino
Aumentare la sensibilità del gesto effettuando: la bracciata effettuata con l’arto rigido per metà vasca poi concluderla nel metodo didattico; la bracciata effettuata con l’arto troppo piegato per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; la bracciata effettuata a pugni chiusi per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; la bracciata effettuata con le dita troppo aperte per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; la bracciata effettuata con le dita troppo chiuse per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; effettuare il movimento della gambata con le braccia unite sopra alla testa in apnea; pull buoy fra le cosce e vasca solo con le braccia; nuotare ad occhi chiusi per notare l’importanza che ha la vista nell’acquisizione delle sensazioni; Cercare di migliorare la tecnica senza effettuare pause nella gambata e nella bracciata, non alzare eccessivamente il capo durante la respirazione, cercare di non avere un movimento troppo accentuato degli arti ricordondosi che la 2° battuta ha meno ampiezza della prima, non essere rigidi e neanche troppo rilassati, avere un movimento fluido e continuativo. Si può per una migliore elasticità del movimento provare a abbinare la gambata a delfino e la bracciata a stile e viceversa, lo stesso anche con la rana e il dorso questo ti permette di avere una migliore padronanza dell’ambiente acqua e una aumento della tua coordinazione.
buona nuotata e non fare il delfino curioso....lascia stare le delfine!!!
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Spedito - 22/02/2010 : 14:12:36
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