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Chirurgia del laparocele
Laparocele Ernia di Spigelio, quale approccio?
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Membro iniziale
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Spedito - 22/10/2020 : 15:09:58
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Buongiorno a tutti, vi scrivo con la speranza di schiarirmi un po' le idee e arrivare all'intervento sereno, considerando che a soli 25 anni sono già stato operato due volte in open, un po' per la spregiudicatezza della giovane età e un po' perchè, ahimè, ho sempre pensato che "tanto per sistemare un'ernietta un chirurgo vale l'altro". Cerco di raccontarvi brevemente la mia storia e cercare di capire con voi quale sia l'approccio migliore per chiudere definitivamente questa storia. Primo intervento per ernia di spigelio nel Novembre 2017, posizionata rete Ventralex ST intraperitoneale di 5 cm circa di diametro, i dolori non passano ma provo a conviverci. Dopo un anno circa (settembre 2018) mi decido a sentire un nuovo chirurgo, dopo esser stato liquidato più volte dal chirurgo che aveva eseguito l'intervento, il quale mi dice di sentire debolezza appena sopra la cicatrice di circa 2-3 cm e verosimile laparocele al di sopra della vecchia cicatrice laparotomica. Mi fa esegurie una RMN e conferma la recidiva e nuovo intervento in laparatomia con taglio che riprende la vecchia cicatrice e si espande per altri 3-4 cm al di sopra di essa. (da cartella clinica, posizionata rete di 2x3 cm a monte della precedente rete protesica, tecnica bridge??)
Finalmente la situazione sembra essere migliorata, purtroppo dopo circa 5 mesi dall'intervento durante delle flessioni abbastanza blande sento uno strano dolore nei pressi della cicatrice e una volta in doccia noto un bozzo simile a un mandarino di circa 4 cm di diametro, non centrato sulla cicatrice ma adiacente ad essa, tra la cicatrice pararettale dx e l'ombelico. Ho cercato di conviverci ma la situazione è drasticamente peggiorata dopo un intervento in laparoscopia per rimuovere la colecisti effettuato tre mesi fa, probabilmente gonfiare come un palloncino una parete addominale indebolita come la mia non ha giovato. (avevo provato a far presente al chirurgo della presenza di un probabile laparocele ma mi ha sconsigliato l'intervento insieme perchè "se fosse uscita della bile si sarebbe infettata la retina per riparare il laparocele vanificando il risultato").
La situazione attuale è molto limitante, ho diffcoltà a stare anche soltanto in piedi per più di 1 ora, ed ho costantemente la neccessità di tenere la mano premuta nella zona del "mandarino", non posso correre perchè mi da molto dolore, il massimo che riesco a fare è una ventina di minuti di ciclette. Mi piacerebbe tornare alla vita di sempre, alla mtb su e giù per le montagne, lo snowboard, le corse e la palestra, ma da tre anni a questa parte sembrano diventati un lontano ricordo.
Scottato dalle precedenti esperienze e con qualche anno di esperienza in più vorrei arrivare all'intervento migliore per cercare di sistemare la mia parete addominale nel miglior modo possibile. Mi affido quindi a voi e alle vostre conoscenze/esperienze, sperando che questa discussione possa essere utile anche a chi come me si trova a dover affrontare una recidiva e vuole capire quale sia l'approccio chirurgico migliore. Vi giro intanto l'esito della più recente ecografia effettuata: "in corrispondenza della cicatrice chirurgica zonalmente irregolarità della fascia addominale che appare ispessita e ipoecogena per stato infiammatorio, interrotta a ridosso del margine del m. retto e nettamente lassa. In ortostasimo appare evidente il cedimento fasciale indicato da bozza di circa 5cm di diametro determinata dalla pressione verso la superficie di un'ansa intestinale, che comunque, non protrude oltre il limite del piano fasciale".
Sono stato visitato da tre chirurghi, il primo mi ha proposto un intervento in laparotomia, il secondo (Dott. Bruni, vice del Prof Campanelli) in laparoscopia con posizionamento di una rete di circa 10 cm di diametro, il terzo(Prof Giuseppe Pozzi) invece una mini laparoscopia gasless mediante la quale rimuoverebbe le due precedenti reti protesiche e al tempo stesso suturerebbe la lacerazione dei muscoli obliqui e del difetto parietale+posizionamento di una rete macroporosa ultraleggera di circa 10 cm, il tutto sempre in minilaparoscopia. Non vi nego che l'approccio del Prof Pozzi mi ha dato molta fiducia, mi è sembrato un approccio a 360 gradi, molto attento e soprattutto indirizzato a una risoluzione definitiva del problema. Chiedo anche a voi cosa vi sembra e eventuali suggerimenti, credo che la tecnica laparoscopica sia la più inidicata, consocete il Prof Giuseppe Pozzi (che opera su Milano-Roma) e la tecnica che usa? Qual è secondo voi l'approccio migliore considerando che sono, o meglio, ero, SIGH, un ragazzo molto sportivo e se possibile vorrei tornare ad esserlo? La retina macroporosa ultraleggera mi sembra di capire qua e là che sia una delle reti protesiche addominali più all'avanguardia.
Spero di essere stato chiaro e spero nel vostro contributo, purtroppo da pazienti non sempre è facile capire quale sia l'approccio chirurgico migliore.
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