Mio padre (72 anni), operato all'ospedale di ............ di ernia inguinale bilaterale un paio di settimane fa, ha subito sviluppato un grosso ematoma (solo da un lato), *forse* non attaccato al testicolo (e' difficile saperlo perche' l'ecografia non e' chiara). Da 4 gg. ha la febbre, da 2 gg. trattata con una pasticca di Levoxacin 500 mg. al giorno (oltre a Nimesulide e Mepral). Da oggi (dopo visita all'ospedale dove e' stato operato), vista la febbre alta (sopra i 38) e visti i risultati delle analisi del sangue (12000 globuli bianchi) e dell'ecografia (che chiaramente evidenzia una infezione), la cura e' quella di sopra ma con l'aggiunta di una iniezione intramuscolare di Rocefin 1 g al giorno.
Non e' stato consigliato il ricovero e quindi, dopo qualche ora passata al pronto soccorso, e' adesso a casa, dove fara' la cura. In generale, in questi casi, e' opportuno curarsi a casa? Quanto frequenti e quanto pericolose sono queste complicazioni? E, in generale, che speranza c'e' che si riescano a risolvere farmacologicamente, senza rimuovere chirurgicamente l'ematoma? (Questa, mi sembra di aver capito, sarebbe l'extrema ratio.) Sinceramente, sono molto preoccupato (ancor di piu' perche' vivo all'estero) dei rischi e delle conseguenze di una complicanza che, forse, si poteva evitare o ridurre drenando l'ematoma prima che si indurisse ed organizzasse, e che avrebbe forse (l'infezione) essere aggredita da subito con una cura antibiotica piu' potente. La cura attuale sara' sufficientemente aggressiva? Capisco che, sempre di piu', si cerca di evitare il ricovero, ma, in presenza di (possibile?) setticemia, non sarebbe l'ospedale il posto piu' adatto dove fare la cura? Infine, a questo punto, e' importante cercare uno specialista di chirurgia della parete?
La ringrazio infinitamente per il Suo franco e autorevole parere, del quale - sebbene di necessita' formulato in termini generali, senza avere avuto la possibilita' di visitare il paziente - la mia famiglia fara' tesoro.
Ho reso publica la discussione perchè può essere veramente utile per altri utenti..
L'infezione è una complicazione che può presentarsi, specialmente se si crea un ematoma. Il trattamento è l'evacuazione del materiale purulento e la terapia antibiotica che mi pare sia stata corretta. Il levoxacin è un antibiotico di ultima generazione che ha ottimi risultati e ha il vantaggio della somministrazione unica per bocca. Non ho capito se il Rocefin è stato aggiunto o ha sostituito il precedente, e se nella visita hanno drenato la raccolta o meno. Certo se perdura la febbre e l'ecografia fa vedere una raccolta io cercherei di drenare il tutto, ma magari ancora non è fluidificato abbastanza e quindi il drenaggio sarebbe inutile. Non occorre ricovero perchè il trattamento consiste in una somministrazione di farmaci, quello che invece è necessario è il controllo frequente della situazione per poter drenare quando sia il momento. Io in genere rivedo il paziente ogni giorno e dreno non appena possibile. Fino ad ora non ho mai dovuto rimuovere la mesh per infezione, e i pochi casi che sono capitati ( e succedono a tutti, senza esclusione) si sono risolti in più o meno tempo. Attualmente ho un caso che sto trattando da diverso tempo di un paziente cirrotico, immunodepresso che ha sviluppato una infezione della ferita a 1 mese dall'intervento, drenata e trattata si è ripresentata dopo altri due mesi. Ora è di nuovo in via di guarigione, ma se dovesse ripresentarsi sarebbe la prima mesh che rimuoverei. Sentire un altro parere è nel suo diritto e se lo ritiene necessario lo faccia pure.
Grazie per la pronta risposta! Come anticipavo, e' effettivamente molto utile: rassicurante e istruttiva. Mio padre sara' rivisto dal medico domenica. Sen'altro l'ematoma ha ancora una grossa parte non fluidificata. Il Rocefin e' stato AGGIUNTO al Levoxacin.
Se cercassimo un secondo consulto, potrebbe consigliare un nome?
Grazie! ----
quote:
Non ho capito se il Rocefin è stato aggiunto o ha sostituito il precedente, e se nella visita hanno drenato la raccolta o meno. Certo se perdura la febbre e l'ecografia fa vedere una raccolta io cercherei di drenare il tutto, ma magari ancora non è fluidificato abbastanza e quindi il drenaggio sarebbe inutile. Non occorre ricovero perchè il trattamento consiste in una somministrazione di farmaci, quello che invece è necessario è il controllo frequente della situazione per poter drenare quando sia il momento. Io in genere rivedo il paziente ogni giorno e dreno non appena possibile. Fino ad ora non ho mai dovuto rimuovere la mesh per infezione, e i pochi casi che sono capitati ( e succedono a tutti, senza esclusione) si sono risolti in più o meno tempo. Attualmente ho un caso che sto trattando da diverso tempo di un paziente cirrotico, immunodepresso che ha sviluppato una infezione della ferita a 1 mese dall'intervento, drenata e trattata si è ripresentata dopo altri due mesi. Ora è di nuovo in via di guarigione, ma se dovesse ripresentarsi sarebbe la prima mesh che rimuoverei. Sentire un altro parere è nel suo diritto e se lo ritiene necessario lo faccia pure.
Originariamente inviato da amministratore - Oggi : 20:15:54
Poiche' ho ricevuto una copia della cartella clinica di mio padre, forse puo' essere utile che ne riporti delle parti (utile, intendo, come esperienza o motivo di discussione per altri utenti):
Dall'esame obiettivo: Tumefazione duro lignea del canale inguinale sinistro che prende rapporto con il polo superiore del didimo omolaterale, testicolo sinistro scarsamente mobile all'interno del sacco scrotale.
Dall'ecografia: Presenza di raccolta liquida corpuscolata livello della sede di pregresso intervento di ernioplastica inguinale sx, del maggior diametro longitudinale di mm 90 circa, per ematoma a prevalente componente liquida. Ispessimento dei tessuti molli limitrofi con segni di ipervascolarizzazione da flogosi. Normali didimo ed epididimo. Idrocele sx finemente corpuscolato di modesta entita'.
Mi domando se la "raccolta liquida corpuscolata" sia di sangue, siero (?), pus o altro - credo si tratti della "raccolta" di cui parlava il Dottore nella sua risposta al mio messaggio. Se e' cosi', significa che, una volta evaquata tale raccolta (quando sara' il momento), si dovra' ancora affrontare il problema dell'ematoma, con la sua parte solida? Oppure, l'evaquazione o drenaggio si fa solo dopo che tutto l'ematoma e' divenuto liquido (se questo avviene)? Di solito, il drenaggio si fa una sola volta (tranne nei casi in cui l'infezione torni), o si fanno piu' drenaggi successivi?
Si possono fare più drenaggi, e in questo caso basterebbe una siringa e pungere la raccolta per vedere che c'è dentro... e così svuotare la parte liquida.. La descrizione è quella di un ematoma organizzato, che può succedere. Spesso si drenano poi da soli, aprendosi all'esterno con fuoriuscita di materiale simil sangue ma più scuro. In tal caso non c'è da spaventarsi, ma medicare con garze sterili dopo disinfezione e cambiarle se si bagnano ancora. Rivolgersi poi al chirurgo per valutare la situazione.
grazie nuovamente per l'ulteriore risposta, cosi’ utile e dettagliata!
Da profano, a questo punto, mi sembra che possa stare emergendo una certa differenza di approccio, fra quanto da Lei indicato e quanto viene al momento fatto e prospettato a mio padre. Mi spiego:
Lei ha piu' volte parlato di drenaggio della raccolta, da fare "appena possibile", e di utilizzo di una siringa "per vedere cosa c'e' dentro". Insomma, mi pare di capire che, a Suo vedere, il drenaggio sia utile, forse necessario, sebbene da fare al momento opportuno. E mi sembra anche di capire che, per Lei, un drenaggio (parziale?) possa essere anche parte di una indagine della raccolta, in caso di infezione, da far poi *seguire* da una cura antibiotica e forse da altri drenaggi se necessari. Lei ritiene importante vedere il paziente tutti i giorni, per poi drenare appena e' il momento opportuno.
Alla visita di controllo, il chirurgo che ha in cura mio padre ha invece nuovamente mostrato scetticismo sull'opportunita' di drenare, senza peraltro indicarla neppure come una prospettiva futura. Sembra che il progetto sia quello di aspettare che l'ematoma (grande 90 mm fino a pochi giorni fa) si riassorba da solo. Il medico ha perfino detto che fare un drenaggio o aspirazione rischierebbe di far entrare germi e quindi innescare un'altra infezione. Il medico ha suggerito di rivedere il paziente dopo una settimana.
Insomma, esistono forse due approcci diversi: da una parte, indagare piu' direttamente, monitorare strettamente e, quando opportuno, intervenire con drenaggi; dall'altra, lasciare che la natura faccia il suo corso? A Suo vedere, ci sono dei rischi o controindicazioni in questo secondo approccio (e quanti mesi puo’ metterci un ematoma di queste dimensioni a riassorbirsi da solo, senza mai drenarlo?)
Si può anche aspettare, se non c'è complicazione come la febbre. L'ematoma si riassorbe nel giro di due o tre mesi. E' vero che se si punge si possono introdurre germi, ma se c'è febbre i germi ci sono già...