All’apparir dei freschi settembrini tu, misera e precaria estiva quiete
cadesti
come mela cotta del desco ospedaliero.
Bastaron poche stille del primo scroscio ancor non autunnale a scatenar le ire dell’ernie malvagie e crudeli che col lor ghigno di bocche fameliche e voraci reclamavan il provvidenzial aulin a zittirle almen per picciol tempo.
Si scopron le pance si riaccendon fatal laparoceli
E tu
Tu Ernia mia adorata
Tu che silenziosa ora ristai celata entro la provvidenzial retina che la man precisa pose
tu che quieta seguisti il mio ferial vagare dall’assolata Ichnusa al Reno dall’uno all’altro mare
anche tu del temporal figlia sdegnosa
per una volta infin reclamasti premura all’esistenza tua pietosa e il morso tuo scagliasti al ventre mio svagato.
Ma passata è la tempesta, odo augelli far festa
Tu che della fatal quiete sei l’imago a me sì cara vieni o Ernia
e mentr’io godo la mia pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro ti rugge.
Grazie della dedica. Gianna e Giorgia sono arrivate e si riposano in albergo. Sono arrivati anche i peperoni che spargono il loro profumo nella uggiosa giornata riccionese. Li mangeremo anche per tutti voi.
Francesco, grande come sempre! Tiraci su con la tua ironia! Peccato perdere il raduno! ..... spero ce ne sia qualche altro! Sarebbe stato proprio bello venire! Avrei voluto passeggiare in acqua con Ebian, magari anche Antonio camminava! Un abbraccio a tutti! Elisabetta