1- le forze che agiscono sul nuotatore 2- la teoria dell'errore nell'insegnamento del nuoto 3- progressione didattica per l'insegnamento della gambata dorso 4- particolarità percettive dell'immersione
le domande capitano a caso su un totale di 120, divise per argomenti.
faticaccia boia.......praticamente 100 pagine di appunti da sapere a memoria.
adesso tocca ad antropometria....altre 100 pagine....entro lunedì....
1- le forze che agiscono sul nuotatore 2- la teoria dell'errore nell'insegnamento del nuoto 3- progressione didattica per l'insegnamento della gambata dorso 4- particolarità percettive dell'immersione
Originariamente inviato da ebian3 - 19/02/2010 : 20:44:33
E una risposta non la dai??? Mi interessano tutte, anche perché a dorso (che dicono che sia il "mio" stile) è proprio sulla gambata che si continua a perfezionare.....
1) Descrivi le forze che intervengono sul nuotatore. Sono: -la forza di gravità (Weight). La spinta gravitazionale è dovuta alla gravità terrestre che agisce sui corpi dotati di massa (espressa in Kg), determinandone il peso (espresso in Newton, 10N=1Kg). La forza gravitazionale si applica sul baricentro corporeo (circa 3 cm. sotto l’ombelico). -la spinta idrostatica (Buoyancy), o spinta di galleggiamento, è dovuta al Principio di Archimede, si applica sul Baricentro idrostatico (posto più in alto perché il volume della parte sup. del corpo è maggiore di quello della parte inf.) Ogni oggetto immerso in un liquido avrà un assetto positivo se il suo peso specifico sarà inferiore a quello del fluido, avrà un assetto neutro se il peso specifico dell’oggetto sarà uguale a quello del fluido e avrà un assetto negativo se il suo peso specifico sarà superiore a quello del liquido. - la spinta propulsiva (Thrust) La spinta propulsiva dipende dalla modalità di propulsione. Prendendo come esempio i pesci, ce ne sono che usano per l’avanzamento tutto il corpo (anguilliformi), parte di esso (carangiformi) o la sola coda (tunniformi). Nell’uomo, riferendosi agli arti superiori, la propulsione può essere ottenuta roteando le braccia come la ruota a pale di un vecchio battello (poco efficace) o facendo compiere alla mano in acqua un tragitto rettilineo verso dietro come se facesse parte di un cingolo (mediamente efficace) o ancora combinando una spinta verso dietro a movimenti laterali in modo da ricreare un movimento simile a quello di un’elica (molto efficace). -la resistenza all’avanzamento (Drag o Fd) vede una differenza tra Drag Passivo e Drag Attivo. Per Drag Passivo intendiamo la resistenza nella migliore posizione aerodinamica possibile che può assumere il nuotatore, (è la posizione che assumono i nuotatori dopo la virata o la partenza, ovvero braccia estese in alto, mani sovrapposte, la testa all’interno delle braccia racchiuse, corpo in linea teso rispetto alle braccia), in maniera di essere esposto nella maniera minore possibile alla forza opposta al moto. Nel Drag Passivo avremo una costante K (coefficiente di resistenza) che sarà variabile di persona in persona. La formula che individua il drag passivo è: D=KxVn dove D è il drag, K la costante, V la velocità e n l’esponenziale di V (con tendenza 2). L’aumento di Drag all’aumento di velocità è quindi esponenziale (al quadrato). L’aumento di Drag in base alla sezione trasversa è invece lineare. Per Drag Attivo intendiamo la resistenza quando il nuotatore produce propulsione variando il suo assetto, ad esempio con il movimento degli arti superiori ed inferiori, col fine di compiere avanzamento. Questa ricerca è molto complessa. Si denota quindi che la differenza tra il Drag Attivo e Passivo è che il drag passivo si calcola in base alla posizione tale da rendere il minore possibile questa forza contraria, mentre il drag attivo si calcola trovando la forza che è contraria al nuotatore mentre compie movimenti atti ad aumentare la sua velocità. Se un nuotatore avanza a velocità costante il Drag è = alla spinta propulsiva, se la velocità aumenta, il Drag è minore della s.p., se la velocità diminuisce il drag è maggiore della spinta propulsiva.
2) Teoria dell’errore applicata al nuoto L’errore può essere primario o derivato, in base alla sua rilevanza, ma applicata ad uno sport ciclico, è importante un altro aspetto: la distinzione tra errore raro, periodico o regolare. Il primo non ha causa definita, è casuale e come tale va valutato. Non serve pertanto sottolinearlo o correggerlo, a rischio di renderlo più frequente. L’errore periodico ha varie cause, per lo più scarsa preparazione fisica, carenza di forza fisica, ma anche limitate capacità coordinativa o sensopercettiva (schemi motori non abbastanza sviluppati, tipico del nuoto), stress psico-fisico, o, ancora, per colpe attribuibili all’istruttore (info sbagliate o incomplete). La correzione deve avvenire senza aumento dell’intensità, ma lavorando sulla consapevolezza del gesto. Infine, l’errore regolare è l’evoluzione degli errori periodici non corretti; nel giovane rappresenta un grosso limite e va smontato e ricostruito il gesto. Invece nell’atleta evoluto non si corregge, perché adattato. E’ importante sottolineare, in tal senso, che insegnare un gesto finito (chiuso, rigidamente codificato) in fase evolutiva, può portare a risultati soddisfacenti nell’immediato, ma, ben più rilevante, costituire un grosso limite in fase successiva, a seguito delle modificazioni della struttura.
3) Progressione didattica per l’insegnamento della gambata dorso. Movimento alternato sul piano orizzontale e trasversale, senza soste. Movimento che nasce dall’articolazione coxo-femorale si trasferisce con fluidità fino ai piedi, ginocchia e caviglie lo assecondano evitando che gli arti si irrigidiscano o si flettano troppo sul bacino. Piedi ipertesi e intraruotati schiumano la superficie dell’acqua.Rendimento maggiore nella fase ascendente(spinta che avviene dal dorso del piede). Progressione Movimento che prima si spiega a voce poi i bambini aggrappati al bordo provano a farlo, attenzione che in genere i piedi e le ginocchia escono troppo dall’acqua per questo è bene farglielo capire appoggiando una tavoletta sopra le ginocchia.Tenere la tavoletta con le mani distese sopra alla testa e provare l’esercizio per più vasche;Provare l’esercizio senza tavoletta con le braccia prima unite sopra alla testa che sfiorano l’acqua, poi distese lungo il corpo.Ricordarsi di tenere il capo a 45° con lo sguardo verso l’alto per evitare di affondare troppo il mento e squilibrare il movimento.Abbinare il gesto delle gambe all’uso delle mani, prima contemporaneamente poi alternando le braccia. 13)Esercizi propedeutici per l’apprendimento e la correzione del dorso Aumentare la sensibilità del gesto effettuando: -la bracciata effettuata con l’arto rigido in tutto il suo movimento per metà vasca poi concluderla nel metodo didattico; -la bracciata effettuata con l’arto troppo piegato per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata a pugni chiusi per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata con le dita troppo aperte per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -la bracciata effettuata con le dita troppo chiuse per metà vasca poi conclusa col metodo didattico; -aumentare e diminuire la curva dell’down-sweep durante la fase di propulsione; -pull buoy fra le cosce e vasca solo con le braccia ( notare l’instabilità del corpo); -nuotare ad occhi chiusi per notare l’importanza che ha la vista nell’acquisizione delle sensazioni e per andare dritti; -Provare a nuotare con le gambe rigide e successivamente troppo piegate; Cercare di migliorare la tecnica non rallentando l’ingresso della mano in acqua, cercando di effettuare 6 battute di gambe ogni bracciata, effettuare una respirazione regolare e controllata durante il movimento per non andare in affanno cercando di mantenere il capo a 45° e lo sguardo alto, sincronismo di opposizione braccia sempre in avanzamento, non essere rigidi e neanche troppo rilassati, avere un movimento fluido e continuativo. Rollio di spalle e anca che esprime il migliore intervento muscolare di efficacia propulsiva e una fase di recupero decontratta, dobbiamo nuotare come se fossimo all’interno di un “tubo”.