Eccomi qui, finalmente, a raccontare la mia esperienza di intervento di ernia inguinale bilaterale. Voglio fare un paio di premesse prima di incominciare il racconto. La prima: ho rimandato l’operazione un sacco di volte – almeno 5 anni di scuse ridicole e di menzogne a me stesso e agli altri - vuoi perché in effetti pensavo di poter andare avanti a vita con la mitica “mutanda d’acciaio”, come la chiamo io, vuoi perché non mi fidavo di un medico, di una tecnica particolare, di un certo ospedale, sentivo e leggevo di un sacco di problemi post-operatori, di una marea di esperienze positive, alle quali tendiamo quasi istintivamente di non credere (non è forse vero?), e negative, alle quali generalmente crediamo subito, perché il pessimismo non costa nulla... Ma alla fine bisogna fare sempre i conti con la propria salute, con il rischio di strozzamento che, anche se raro, se capita è davvero pericoloso, con il costante ingrossamento cui nulla possono fare sport ed esercizi fisici. La seconda premessa è che queste, positive o negative, sono sempre esperienze che bisogna affrontare, ed il cercare di rendersele in qualche modo interessanti, provare una certa curiosità verso le persone che ti stanno attorno e che cercano di risolvere il tuo problema, verso il loro preziosissimo lavoro, esattamente come fate qui dentro, può aiutare senz’altro nel metterci nell’auspicabile condizione di pensare non solo che “ciò che non uccide fortifica”, ma che queste possano essere davvero esperienze arricchenti e stimolanti. E non mi sembra poco.
Bando alle ciance. Ore 7.50, mi presento all’accettazione di questa nota clinica luganese. Sono incredibilmente tranquillo, e la cosa paradossalmente mi spaventa: temo che da un momento all’altro possa prendere e scappare via. Tutto è già pronto, vengo infatti mandato nel reparto di Chirurgia dove vengo accolto benissimo dal personale di servizio, e soprattutto dal caporeparto (in Italia il caposala) una persona sui 55 anni che ispira una profonda tranquillità. Mi viene mostrata la camera, bellissima, se non fosse un ospedale e se non dovessi essere operato di lì a poco…letto che si muove in tutte le posizioni, TV a schermo piatto, telefono in camera, bagno personale con ampia doccia. Ore 8.10: il caporeparto mi invita nel suo studiolo, mi fa gli esami di rito, prelievi, ECG, pressione, questionario solito (allergie, fumo, alcool ecc.). Mi dice che incontrerò l’anestesista prima di entrare in sala operatoria. La cosa non mi piace, me l’ero immaginata diversamente, avrei voluto parlargli prima e cercare di raccontargli un paio di fesserie. Ma pazienza. Accetto il sistema e torno in camera, dove nel frattempo mi raggiunge un altro infermiere che mi dice di farmi una doccia con un particolare disinfettante. Obbedisco e, terminata la pulizia, mi metto la consueta vestaglina sexy aperta dietro. Giro un po’ per il reparto, osservo, scruto volti, tutti salutano, tutti gentili. Arriva il mio compagno di stanza, un signore che si deve operare anche lui di ernia, ma con un altro chirurgo e da una sola parte. È simpatico, mi piace, si capisce che è uno che l’ha vista lunga, ma è molto spaventato e lo dice senza problemi. Viene il caporeparto a darci un tranquillante, la famosa Temesta, equivalente svizzero del Tavor. L’ora si avvicina, la prendo. Intanto si sono fatte le 10, arriva il mio chirurgo, passa a salutarmi a ripercorrere con me le linee guida dell’intervento, è presente anche mio padre, ortopedico, che assisterà all’intervento. È allegro il chirurgo, gioviale, ispira grande sicurezza. Mi dice “stai tranquillo, io ho dormito bene, ho mangiato bene, sono rilassatissimo!”. Si fanno due risate, mi fanno sdraiare sul mio letto megastratecnologicosnodabile (che poi si rivelerà una figata assurda). Vengono a prendere il mio compagno di stanza. Usano lo stesso letto per condurlo in sala operatoria. Tempo 10 minuti e vengono anche da me. Mi fanno togliere occhiali orologio ecc. e comincia il giro panoramico con infermiere per i corridoi, ascensore e si scende in sala operatoria. Ci siamo. Capisco di essere arrivato perché l’impressione è quella di un via vai di camici, pazienti, letti che vanno e vengono. L’impressione è quella di essere in un ospedale da campo al fronte militare, naturalmente più tranquillo e pulito. Eppure questa immagine apparentemente frenetica mi comunica sicurezza, mi fa capire di non essere solo. Appena arrivo mi mettono sopra coperte calde, è una sensazione piacevole. Mi viene incontro l’aiuto anestesista, mi prepara la vena, mi fa domande e mi fa parlare del più e del meno per mettermi a mio agio. Spiego che vorrei fare la spinale, ma vorrei essere profondamente sedato. Lui mi dice “spinale? Ma il tuo intervento durerà un po’… vedendo la tua cartella si è discusso di fare la generale…”. Ahi, cambio di programma all’ultimo momento, penso, non sono fatalista ma mi girano un pochettino le balle. Ma ormai che posso fare? Ad un certo punto però arriva lui, anzi Lui. Non so nemmeno come descriverlo, si avvicina a passo lento un uomo sulla sessantina, per quanto posso capire senza occhiali, piuttosto corpulento. Mi saluta con voce ferma e calma. Avreste voluto vederlo. Questo tizio faceva già l’anestesista all’asilo probabilmente. Non so come spiegarlo, ma è la classica persona che “trasuda” esperienza da tutti i pori. Spiego velocemente i miei dubbi sulla generale o sulla spinale. E lui “ti faccio la generale, l’intervento potrebbe durare più del previsto”. Punto. E cosa avrei potuto replicare? Lo so che detto così potrebbe spaventare, ma il solo tono della voce mi ha portato a pensare in un nanosecondo “se lo dice lui, anzi LUI, avrà le sue buone ragioni!”. Faccio solo una timida richiesta: siate cauti ad intubarmi, le mie corde vocali sono preziose. Mi dice che non avrò il minimo problema. Sarà di parola, ve lo posso anticipare. Mi portano in un’altra sala, mi attaccano una flebo e in meno di un minuto comincio a sentire una incredibile piacevolissima sensazione di galleggiamento. “Ma è già l’anestesia questa?” – “no caro, questa è la prima botta”, risponde l’anestesista. “Ora arriva la seconda. See you later”. Almeno, ricordo una frase in inglese del genere, poteva essere goodbye o altro, ma mi sembrava proprio questa. Che stile eh? E in un nanosecondo è il nulla, l’oblio, l’indefinito. Altro che conto alla rovescia. Tutto quello che so dell’intervento, lo so da mio padre, che ha definito la mano del chirurgo molto scrupolosa e curata. Il risveglio è stata una delle esperienze più piacevoli che possa ricordare. Vi assicuro, una sensazione di una dolcezza indescrivibile. Forse a causa della morfina che mi hanno dato, assieme al resto degli altri medicamenti che scorrevano copiosi nelle mie vene, vedevo in dormiveglia questa stanza, la stanza del risveglio appunto, con altre persone attorno a me che dormivano, e forse un po’ si svegliavano e poi si riaddormentavano e poi si risvegliavano, esattamente come facevo io. Avevo il terrore della stanza del risveglio ancora più dell’anestesia, perché capita di star male, avevo sentito dei ricordi di lavoro di mio padre, con problemi al risveglio piuttosto complessi. Beh, devo dire che questa esperienza mi ha insegnato almeno un paio di cosette. Un’infermiera si precipitava, da letto a letto, da paziente a paziente, assieme ad altre colleghe a chiedere come stavamo, se andava tutto bene. Io volevo continuare a dormicchiare e godermi quella sensazione. Ma poi mi hanno svegliato con l’ossigeno e l’incanto è svanito. La prima cosa che ho detto è stata “quando mi fate mangiare?”. Inconsciamente, o almeno inconsapevolmente, avevo associato l’idea del cibo a quella del benessere del paziente: si mangia quando si sta bene. Ma poi è sopraggiunto un senso di nausea, leggera a dir il vero, subito sedata da un’infermiera che mi ha iniettato qualcosa in vena…E mi hanno riportato in camera. Un leggero dolorino all’ernia destra mi ricordava che avevo appena subito un intervento chirurgico. TO BE CONTINUED…
Finalmente un resoconto di quelli che a noi piace... Un tempo francerinomiobello scriveva quasi tutti i giorni post così lunghi, poi ovviamente la fretta e la quotidianità...
bellissime anche tutte le sensazioni descritte, ci hai ftto rivivere dei momenti sopiti ormai da tempo. La sensazioe di benessere che hai sperimentato appena giunto in sala operatoria è quella che tento sempre di far capire agli amici operandi, in modo da tenerli sereni, eppure se non la si prova in prima persona non la si comprende. Ma mi sembra che il racconto non sia terminato qui...
Eheh, sicuramente, tanto il tempo non mi manca adesso ;-)
Una domanda: è normale sentire strani movimenti sotto le ferite? tipo animaletti (vermi per esempio) che si muovono? Potrebbe essere banalmente l'intestino che si muove? Sto prendendo olio di paraffina per andare di corpo senza affaticarmi... Oggi più che altro è stato faticoso il trasferimento dall'ospedale a casa dei miei: 2 ore di macchina, chiaramente non guidavo io ma tutte le buche e i movimenti li sentivo di brutto. Però è educativo, ti rendi conto in quante operazioni anche banali sono coinvolti i muscoli addominali...Della serie: sempre trovare il lato positivo ;-)
Potrebbe essere la peristalsi intestinale, così come il recupero della sensibilità... anche se mi pare un po' prestino. Non penso ti abbiano inserito una protesi meccanica... :P
sì, il dolore. La cosa che più mi spaventava, avendo letto anche molti altri racconti di ernie bilaterali, consisteva nella sfida del dolore, di capire quanto sarei riuscito a sopportare e quanto il personale medico sarebbe riuscito a placarlo. Qualcuno mi aveva pure detto che, nel caso del dolore, 1 + 1 non fa due, ma fa 3… E invece, fortunatamente, a tutt’oggi, i dolori sono stati davvero moderati. In effetti, già subito dopo l’operazione, a sinistra quasi non sentivo niente, e a destra sentivo un poco male ma niente di che (nessun rifermento politico, beninteso ;-). Primo sospirone di sollievo. Ma andiamo con ordine. Mi riportano in camera quindi, dove a me va ancora di dormire, però mi devono alzare per andare almeno in bagno. Provano a farmi bere un po’ d’acqua e mi portano le prime medicine. Faccio fatica a tenere giù l’acqua, lo stomaco non è ancora pronto. Tentano di alzarmi: una infermiera molto pazientemente mi spiega come fare e intanto mi sorregge. E qui è di nuovo buio. Raccontano che mi sia venuto un riflesso vagale e che sia svenuto, in realtà non credo che sia andata così, perché non mi son sentito così male: semplicemente, quando ho avuto il giramento di testa, mi sono ributtato sul letto ed ho pensato: dormo ancora un’oretta e poi ci riprovo. E così, grosso modo, ho fatto. Intanto ripassa il medico, dà un’occhiata alle ferite, dice che l’operazione è perfettamente riuscita e mi vuole in piedi in men che non si dica. Mi scappa l’occhio sotto all’ombelico e vedo questi due condotti trasparenti che portano il sangue alle due ampolle posizione ai bordi del megaletto tecno (manca solo il vibromassaggio…). Che impressione andare in giro con quelle lanterne insanguinate, mi sentivo come in uno di quei racconti gotici di Hoffmann, con mostri da laboratorio e automi. E sì perché di lì a poco mi sono veramente dovuto alzare per andare al bagno. Provo ad urinare, ma niente, mi sento troppo contratto a livello di addome, è inutile. Ritorno a letto, si riprova più tardi. Passa ancora del tempo, ormai sono quasi le 9 di sera, ma di urinare ancora nemmeno se ne parla. Passa l’infermiere con lo scanner per la vescica. È piena, o mi svuoto o mi… svuotano. Sono nel panico, vado ancora in bagno ma non c’è proprio niente da fare. Alla fine però non posso rifiutare di cateterizzarmi, poiché la vescica preme sulle ferite e comincio a sentire un certo dolore. L’infermiere mi assicura che la manovra non sarà molto fastidiosa. Così, delicatamente, usa un unguento che è disinfettante e anestetico e prova ad infilarmi il catetere. Ma non ci riesce, c’è qualcosa che blocca, si sente come una specie di barriera. Riprova con un altro tipo di catetere, più gommoso e morbido. Niente da fare. Comincio a sudare freddo, anche se a dir il vero non sento dolore. Riprova con lo stesso tipo di catetere usato la prima volta e, grazie al cielo, questa volta funziona! La sensazione di sollievo è indescrivibile, tant`è che mi rilasso completamente e chiedo di mangiare qualcosa. Mi portano the e fette biscottate che divoro in un nanosecondo. La notte però è lunga e non riesco a prendere sonno, un po’ per via del catetere attaccato (che mi dovevano togliere dopo mezz’ora, ma gli infermieri che avevano dato il cambio a quelli di prima non erano di questo avviso…) un po’ per la situazione ospedaliera e per il mio vicino di letto, più rumoroso di una segheria del Trentino… Vengono a visitarci alle 5 del mattino, mi misurano febbre (ho qualche linea) e pressione e finalmente mi tolgono quel marchingegno tremendo. Stavolta però, quando me lo tolgono, fa un male cane e perdo pure sangue dal pene. Alle 6.30 arriva il caporeparto a salutarci e a portarci il giornale. Alle 7 circa prima colazione a letto: caffelatte, panino burro e marmellata. E i medicinali naturalmente. Nel mio caso, durante la giornata, mi sono stati somministrati il Voltaren retard una volta, un gastroprotettore, 4 volte Dafalgan (la tachipirina svizzera) 1g, e per aiutare la vescica un paio di pastiglie per rilassare i muscoli. Ma la mattina non urino ancora, e sono nel panico davvero. Molti si mobilitano per aiutarmi: infermieri, medici, tutti a cercare di capire perché diamine non mi esca la plin-plin. Chi fa scorrere l’acqua, chi mi dice di versarci sopra acqua fredda… Il chirurgo, poretto, è rammaricato. Dice a mio padre “ma come, l’intervento è andato benissimo…che contrattempo del cavolo!”. Mi portano in pronto soccorso dall’urologo. È anche la mia prima “lunga” camminata dall’intervento: tutto funziona molto bene, riesco a camminare lentamente ma senza problemi o dolori e riesco pure a fare le scale. Questo, anziché calmarmi, mi fa ancora più innervosire, perché in quei momenti si pensa alle cose più assurde. Per esempio mi sono immaginato il mio futuro ricovero in urologia, dopo la mia degenza in chirurgia. Ho pensato di dover rimettere il catetere ancora per chissà quanto. Ho pensato ad un nuovo intervento chirurgico. Ma finalmente, dopo una mezz’oretta, mi vede l’urologo. Mi fa una eco alla vescica, che è strapiena, ma non vede niente di problematico. Mi fa un altro catetere, questa volta più veloce e doloroso, ma che mi sgonfia la vescia in un attimo. Mi dice di stare tranquillo, che la mia è una complicanza non frequente ma possibile, e che appena riuscirò a rimuovere l’intestino tornerà tutto come prima. Mi danno una purga, olio di paraffina, assieme ad una supposta di glicerina. Ogni due ore devo provare a sedermi e a farla. Ebbene, dopo tre o quattro ore, finalmente qualcosa si muove, e con un dolore fortissimo riesco ad urinare. Vi giuro, stavo per piangere dalla gioia! A pensarci a mente serena sembra una cretinata assurda, ma via assicuro che sul momento non stato affatto così. Intanto il pranzo, messo in un apposito scaldavivande, mi stava attendendo. Brodino come entrée, poi polenta e brasato, macedonia. Sbaffo tutto in un attimo, fantastico, polenta e brasato in un ospedale, ed era pure buona! Il pomeriggio è tutto un muovermi dal letto alla toilette, poi una passeggiatina in corridoio, poi ancora letto e toilette. Arrivano amici a visitarmi, la camera è solo per me, il mio compagno di stanza era stato dimesso già in mattinata (senza drenaggio, tra l’altro…poiché operato da un altro chirurgo, ma in compenso è ben più dolorante di me, che ne ho ben due!). Ma di lì a poco toglieranno i drenaggi anche a me finalmente e, come ha detto una utente di questo forum, l’effetto della “sfilatura” del drenaggio è proprio quella di un vermicello che ti esce dalla pancia. Solletico più che altro. La serata passa tranquilla, la nottata divisa ancora tra tv, qualcosa da leggere, sonno leggero, bagno (le purghe continuano a lavorare…). Alla mattina si riprende con il solito ritmo: alle 5 misurazione febbre e pressione (non ho più febbre), alle 6,30 il giornale, alle 7 la colazione, me la godo un po’, leggo il giornale con la colazione davanti, mi sento bene e mi sento pure un po’ coccolato. Alle 9.30 mi cambiano le medicazioni, mi spiegano come farmi la doccia (con i relativi cerottoni trasparenti da usare), mi visita ancora il chirurgo che mi dà le ultime istruzioni e vengo dimesso.
Considerazioni conclusive. Vista la tipologia del mio intervento, un po’ inconsueto, mi soffermerò sulla descrizione del mio stato attuale. Il mio intervento, da quello che mi è stato spiegato, è stato eseguito con una tecnica Lichtenstein leggermente modificata, con una rete di nuovo tipo che non si deve attaccare con dei punti, se non uno solo sul pube, ma si auto incolla da sola (chiedo scusa per l’approssimazione della terminologia, sicuramente errata). Non ho plug. Questo dovrebbe diminuire le possibilità di incarceramento dei nervi. Tocchiamo ferro! Anche i punti superficiali sono autoassorbibili e il 22 di novembre mi saranno tolte soltanto le asole che tenevano assieme questi punti che, si spera, ora del 22 si saranno appunto assorbiti. Ho due ferite di lunghezza diversa, c’è stato bisogno di aprire di più del solito per inserire queste reti che sono più rigide delle altre, però a destra la ferita è più piccola, ma è proprio quella che doleva di più proprio perché hanno dovuto tirare di più la pelle. Sono stato operato martedì, come vi ho detto i dolori sono pochi, a tutt’oggi non ho dolori da fermo, ed è già qualcosa. Ho avuto delle fitte sporadiche ma penso a cagione dei movimenti stupidi che ho fatto io, senza considerare l’operazione che avevo appena subito. Oggi, venerdì, cammino già meglio, e faccio le scale normalmente, seguo i consigli di chi mi ha seguito, alternando riposo a movimento. Fisicamente sto bene, ma vorrei riappropriarmi al più presto del mio intestino…Vorrei anche ricominciare a tossire per bene per liberarmi di quel poco di muco che ho nei bronchi, ma non riesco ancora, o meglio, mi sembra di forzare un po’ troppo. Non ho ematomi (e ti credo, due giorni di drenaggi!!!), ad eccezione di un minuscolo versamento (meno di un cm) dove entrava un drenaggio; i testicoli sono a posto, compatibilmente con l’operazione, ma mi sembrano sgonfi e non sono dolenti. Mi vergogno un po’, ma leggendo di problemi di erezione e di eiaculazione ho provato oggi con molta calma e funziona tutto…Sento solo, come vi ho detto, strani movimenti, ma forse sono quelli che voi avete già descritto come sentire tirare, muovere ecc. ma allora è tutto positivo e non ci penso. Però io non metto le mani avanti perché la partita finisce al novantesimo più recupero. Quindi solo tra un paio di mesi saprò se l’intervento avrà avuto esito positivo. Sperando di non avere recidive, ma questo è normale, oltre che imprevedibile. Devo anche dire che nessuno si dovrebbe spaventare a leggere della mia disavventura della vescica: non è certo così frequente nell’anestesia generale e comunque si risolve. Non deve essere la scusa per non fare l’intervento, ci mancherebbe.
Qualche considerazione sulla clinica e sul reparto nel quale sono stato ricoverato. Mi sono sentito trattare come una persona, in tutto, sono stato seguito da un personale premuroso e solerte. Il rapporto numerico però è impressionante: facendo un giro nel reparto, osservando qua e là, penso di poter affermare approssimativamente che c’era un rapporto di un infermiere/medico per 1,5 degenti. Una curiosità che forse pochi immaginano: una buona parte del personale è di origine italiana o proprio italiana del tutto, tra medici, inservienti e infermieri ci sono frontalieri provenienti dalle vicine province, ma anche meridionali, provenienti dalla Calabria o dalla Campania, come uno dei medici del reparto. Presenti anche diversi infermieri e medici slavi. Ma d’altronde è questa la realtà che si vive in Svizzera. Anche io, d’altra parte, sono immigrato per motivi di lavoro. Mi scuso per la lunghezza di questi due post, ma mi sono serviti anche come “debriefing” dell’intera esperienza!
Sì in effetti dopo un'anestesia generale può accadare il mancato rilascio sfinteriale con conseguente necessità di cateterizzare. Purtroppo l'anestesia generale richiede la curarizzazione quindi la paralisi respiratoria (per consentire l'intubazione). Qualche riflesso si ha anche a livello viscerale: la peristalsi intestinale si blocca (questo spiega la tua nausea al risveglio) e - può accadere come per la spinale - l'incapacità di mingere. A tutto, per fortuna, vi è rimedio e non appena tutto riparte la situazione si normalizza. Il sangue alla rimozione del catetere è frequente: il tubicino dove passa... rovina un po'. Ora la convalescenza...
Però io non metto le mani avanti perché la partita finisce al novantesimo più recupero.
Puoi ben dirlo forte amico: basta vedere come è finita la partita Cagliari-Napoli.........(se non si è capito, io sono Napoletanodoc).
e non mi meraviglio nemmeno che a Lugano vi siano campani: sono stati rintracciati napoletani come commessi in un negozio di souvenir al Polo Nord, quindi figurati.... siamo anche su Marte tra poco....
Il resto del racconto è da leggenda, credo che un rapporto così dettagliato e ricco anche di sensazioni personali non lo si sia mai letto. Sempre diviso in vari episodi, a poco a poco. Uno Svizzero l'abbiamo, il nostro caro Blade, il quale ci ha fatto vivere la sua trafila da prima dell'intervento a dopo, con il dettaglio del "gattone dell'ospedale" piazzato a dormire in una specie di anticamera per far passare all'istante l'ansia ai pazienti...
che dire, ti ringrazio a nome di tutti per la tua dovizia di particolari e per la giustissima conclusione: il catetere ed altre difficoltà non devono distrarre dal risolvere il problema dell'ernia!
Adesso però, vogliamo sapere come progredisce il tutto: mi sono rivisto io la notte dell'intervento, a casa, che trascorsi nel lettone di mamma e papà, con mamma "sloggiata" nel mio, poiché papà voleva tenermi sotto controllo. La conclusione fu che non chiusi occhio non per il dolore né per la linea di febbre (come hai avuto tu), ma per il russare pittoresco di papà..., esperienza che non ho voluto ripetere l'anno dopo per la seconda... ...quindi non sparire perché, tra l'altro, ho letto tra le righe anche di un soggetto estremamente simpatico, e di questi tipi qui noi non ne abbiamo mai abbastanza...
Tranquillo, non sparisco, anche perché ho un grande debito di gratitudine nei vostri confronti ;-)
Poi l'autoironia è fondamentale, se non ci ridiamo un po' sopra di queste cose, che non sono certo gravi, che facciamo?
Vi dirò, sta andando grosso modo come me la sono immaginata, le fitte sono molto simili a quando provavo ad andare in giro senza i mutandoni, quindi ci ero già abituato... Fino ad ora posso dire che ho sofferto di più per il dente del giudizio, che per inciso mi ha procurato una complicazione, cioè lo sfondamento del seno mascellare. Non avete idea di che casino, con l'acqua che dalla bocca usciva dal naso!!!
Tra l'altro non vi ho postato il sito della clinica dove sono stato operato:
Magister, sono commosso, credo che potremmo trasformare in un libro la tua avventura, con dovizia di particolari. Il brasato con la polenta!!!!!! Ma che cavolo di ospedali ci sono in Svizzera, già Blade ci aveva stupito con effetti speciali ma tu sei andato oltre. Mi raccomando resta con noi, non hai nessun debito di riconoscenza nei nostri riguardi ma sicuramente potresti essere un ottimo tutor per i nuovi adepti.
Per frequenza, supporto, simpatia e nomina a "Ufficiale Contatore" del forum
e per il perfetto e dettagliato resoconto che è sempre importante, per chi si appresta all'intervento, per capirne tutti i passaggi e le sensazioni che si provano e che sono, in generale, più o meno le stesse per tutti (unica pecca la spaziatura che, per me che tendo all'anzianità, ha creato qualche difficoltà di lettura)
e per la positività con cui hai affrontato anche qualche complicazione che, come dico sempre, può capitare ma non ci deve scoraggiare o spaventare più di tanto
anche io mi sono riconosciuto in quella strana calma che avrebbe anche potuto portare alla fuga
bene bene, son contento che tutto proceda bene anche la verifica del funzionamento idraulico adesso riposa e cammina, cammina e riposa e se tutto il casino è servito ad alleggerire il post
allora W la Svizzera guardie comprese
e tu non ci lasciare che, soprattutto noi zii eby e francer, abbiamo bisogno di un bravo nipote, giovanotto ironico e intelligente da crescere nel forum
NB certo che il giornale al mattino e i cerottoni trasparenti per far la doccia noi poveri italiani ce li scordiamo se penso ai consigli sul domopack mi vien da piangere, mi viene
chiarissimo resoconto, soprattutto le tue paure, che credo che prendano tutti noi a volte.. nella mia generale per il laparocele, proprio per evitare fastidi e vomiti, il mio chirurgo mi aveva fatto piazzare un orribile sondino nasogastrico che venne tolto appena l'intestino riprese a dar segni di vita: preferisco la nausea! era un fastidio notevole e tuttora a due anni di distanza ho la sensazione di fastidi in gola dove è passato, anche se le visite dell'otorino dicono che non si vede nulla. A me misero il catetere da addormentata, e me ne stavo tranquilla il primo giorno immobile a letto, pensando: Qua i liquidi me li ricambiano loro, l'acqua entra dalla flebo ed esce dal catetere, lavandomi di dentro senza che io debba fare alcuno sforzo. Poi fino a che non mi hanno tolto i drenaggi, padella! però, dopo una generale, ti hanno trattato bene gastronomicamente! a me hanno dato dapprima nulla, poi liquido, poi insipido e cibi dignitoso solo poco prima delle dimissioni. Non che in ospedale si abbia fame..
Eh sì, Francer, avevo già avuto a che fare per alcuni esami al cuoricino a gennaio con un altro ospedale svizzero e ti posso dire che è tutt'altro modello sanitario. Ovviamente l'intervento che mi hanno fatto me l'avrebbero potuto fare ovunque, però è la cura del paziente in tutto che mi ha davvero colpito. Ecco il motivo dei tre giorni di ricovero, che a conti fatti non mi sono così dispiaciuti. Ok, qui ci sono i soldi (e meglio calare un velo pietoso su come ci siano...) e le strutture, oltre che il personale (ma in buona parte italico o comunque straniero!). Però dicono che Olanda e Danimarca siano ancora meglio, e anche Germania e Islanda hanno sistemi sanitari molto simili. E poi vuoi mettere: io tornavo dall'esperienza del catetere e sul mio tavolo vi era adagiato uno scaldavivande (tutti i cibi venivano sempre messi in caldo). Vado ad aprirlo e cosa ci trovo? Polenta e Brasato!!! Ed era pure a livello di ristorante! Ma sai che botta di ottimismo, che attaccamento alla vita? Anche il menu della sera non era male: sempre pasta in brodo poi un piatto abbastanza elaborato a base di uova strapazzate condite in modo particolare e finocchi cotti, e poi un dessert con crema alla vaniglia con tanto di biscottone dentro! I cerotti trasparenti invece dovrebbero venderli anche in Italia, il babbo ortopedico li conosceva.
Passando alla mia convalescenza: a 4 giorni dall'intervento non posso proprio lamentarmi, ogni giorno cammino sempre di più e diversi movimenti - come il piegarmi, lo sporgermi o l'abbassarmi - cominciano ad essermi possibili. I dolori sono sempre più rari, e più volte mi sono "dimenticato" di avere le ferite dell'operazione. Cerco di curare molto la postura quando mi muovo, per evitare vizi che poi rischio di pagare dopo. Questa sera faccio la doccia e vi dico come funziona con i cerottoni trasparenti!
Beh, se parliamo di gastronomia ospedaliera, vi posso raccontare che all'ospedale di Cattinara, Trieste, sede del mio intervento grosso di laparocele, una volta superata la fase di dieta , a metà mattina veniva la signora colla tavoletta elettronica della prenotazione: oggi a pranzo c'è.. e giù le lista, cosa desidera? e a cena? invece l'amico chirurgo mi aveva preavvisato: abbi pazienza, perchè il personale non è tanto, e fanno quello che possono. Anche da noi, molto personale, soprattutto infermieri, da fuori. Da noi è facile, siamo vicini al confine. fra le curiosità, nella scheda che ci fanno compilare ci sono sempre anche le lingue parlate.
Ultimissimo aggiornamento: ho provato a fare la doccia con questi cerottoni trasparenti. In effetti danno un grande comfort, e si possono tenere anche come cerotti normali. Credo che farò così, anche perché toglierli è un po' complicato... non vorrei strappare via tutto, visto che ho i punti riassorbibili!
Vi allego il link del pdf del cerottone, magari a qualcuno può essere utile:
Quei cerotti si usano in genere sulle inserzioni di cateteri venosi centrali oppure su piaghe da decubito e ferite per coglierne l'evoluzione a occhio nudo, ma al pulito. Poiché costicchiano, vale sempre il mio consiglio casalingo: pellicola trasparente da cucina e cerotto sui 4 lati: non mi si è mai bagnato nulla...